Monday 30 September 2013

Blue Jasmine e’ un gran bel film, Woody Allen e’ tornato ad essere un signor regista e Cate Blanchett e’ un signora attrice. Io non conto niente pero’ vi dico che Blue Jasmine e’, ripeto,  un gran bel film. Visto ieri e non sabato.  Assai piu’ profondo di quanto possa sembrare. Perche’ mostra, tra battute  sorrisi, la faccia piu’ sordida e terribile e attualissima del capitalismo. Mi dispiace per gli zuzzurelloni e i critci militanti, troppi davvero, ma questo e’ un signor film politico. No, non di quelli che ti lasciano con l’amaro in bocca, la testa pensante e i testicoli doloranti: assolutamente no. Le risate ci sono tutte, i personaggi anche – Woody Allen ha sempre avuto grande occhio e sensibilita’ nel formare i cast e questo e’ semplicemente straordinario – e anche la storia. E che storia. Certo, viene presentato come il miglior Allen , ed e’ vero, pero, la critica alla societa’ Usa e getta  e’ durissima. Potentissima. Violentissima.  Ed e’ una critica giusta e sacrosante, figlia di quell’”edonismo reaganiano” che aveva individuato anni e anni fa Roberto. D’Agostino. In fondo centinaia di milioni e milioni si e’ ridotti come l’ultima sceaa del film. Come non ridurcisi? Leggendo, tenendosi informati - intendo informati seriamente e non solo sapere delle nuove scarpe pazze di Carolina di Monaco, dei capelli, ora biondi, di Kim Kardashian (chi era costei?) o dei tre Teleratti (chi sono costoro?) assegnati a Barbara D’Urso  - notizie che al disoccupato, al cassintegrato, al pensionato, allo sfrattato, agli sfruttati e ai disperati tutti, anche a quelli emigrati, non interessa minimamente e non porta un’euro in  tasca. Detto di Allen e dell’algida Cate Blanchett  oggi vorrei, scusate ma qui si parla  anche di libri, dire due cose di  Umberto Lenzi. E chi e’ Umberto Lenzi? Uno dei registi che ha fatto grande il cinemad i genere italiano,amirato eriverito all’estero ma, ahime’, non nel Paese dove e’nato. Roma a mano armata, La banda el Gobbo,  Milano odia: la polizia non puo’ sparere, Napoli vioenta, Il grande attacco,  Contro quattro bandiere, Orgasmo, Paranoia, Sette orchidee macchiate di rosso  sono solo alcuni dei titoli che lo hanno fatto idolatrare da gente come Tim Burton, Quentin Tarantino e Jo Dante, per intenderci, non stitici esteti tendenti al nudo e oltre. Bene, Lenzi aveva pubblicato  5 romanzi giali e ora il primo viene riproposto dalla collana del Giallo Mondadori ora diretta da Maurizio Costanzo. Che, con la riproposizione di Lenzi, per me ha fatto davvero lo Show. Delitto a Cenecitta’ si svolge a Roma nel ’40 protagonista  l’ex commissario Bruno Astolfi , ora investigatore privato con pochissime lire, epurato dalla polizia fascista perche’ antifascista. La stessa storia, quasi, del commissario De Vincenzi, indimenticabile in tv nei panni di Paolo Stoppa , con epilogo tragico perche’ l’autore, il giornalista Augusto De angelis, venne picchiato a morte dai nazifascisti. Astolfi, epurato,   non ha perso il suo fiuto. Non dico altro se non che tra i protagonisti ci sono Ovaldo Valenti e Luisa Ferida, fucilati nel ’45 dai Partigiani. il libro e’ estremamente documentato, gradevole ed intricato. Speriamo solo che Costanzo continui nel suo Show e ripriponga anche Terrore ad Harlem,  Morte al Cinevillaggio, Scalera di sangue e Spiaggia a mano armata. Riguardo alle indagini  poliziesche durante gli anni del Fascismo, non quelle scritte durante il regime,  segnalo i libri della piemontese Gianna Baltaro col suo commissario Martini, dandy dannunziano quasi - credo pubbblichi per una casa editrice piemontese – che e’ arrivato a 15 avventure. Poi non dimenticatevi dei primi tre libri, protagonista il commissario De Luca,  di Carlo Lucarelli ed editi da Sellerio, la cui trasposizione televisiva, De Luca era interperato da Alessandro Preziosi, non rese minimamente il pathos e la tensione della pagina scritta. Per il resto come va? Ringalluzziti, eh, vecchi/ie e giovani lupacchiotti/e? Avete passato una bella serata? Avete visto quelle cinque stelle brillare lassu’ nel cielo sopra l’ Olimpico? Che bella giornata oggi, anche se qui e’ grigio. Bellissima. Meravigliosa. Stupenda. Superba. Unica


    

Friday 27 September 2013

Il grande giorno, cosi’ sembra viste le recensioni unanimi, si avvvicna. Domani all’IFI, Irish Film Institute, Blue Jasmine di Woody Allen con Cate Blanchett, la faccia bella dell’Australia. . No, no, no, non From Rome with love. Assolutamente. Solo Pene lope Cruz. Sono contento che La grande bellezza corra per l’Oscar, e che Marco Giusti abbia concordato con me che e’ un film estremamente bello. Felliniano? E da qundo in qua fellliniano e’ un’insulto, eh? E sarei oltremodo felice che Antonio “Toni”  Servillo, beneventano se non erro, si portasse a casa l’Oscar come miglior interprete. Per mostrare agli “attori americani”,  e non solo a quelli, cosa vuol dire la recitazione. Per mostrare l’altra faccia del’Italia, quella che non piega la testa. Mi scuso con i colleghi Elisabetta Malvagna e Andrea Scarpa che hanno scritto cose molto belle riguardo al sottoscritto ma, lo sanno perche’ abbiamo lavorato spessissimo insieme,  Paolo Zaccagnini e il computer  non sono Fred Astaire & Ginger Rogers e quindi i commenti e i saluti che volevo  scambiare con loro non li scambio e li saluto. Insieme alla mia piccola, saggia guida, Patrizietta, la Potente Puffa, che mi dici che mi ha mandato un commmento ma io non l’ho ricevuto. Comunque, credo, qualche risposta  la devo pure aver data,  o almeno cosi’ dicono i comandi. Avviso ai lettori, fulmineo: Police, il nuovo libro poliziesco di Jo Nesbo, e’ folgorante, forse uno dei suoi libri migliori. Visto anche il precedente volume lo aveva visto morto. Quasi. Come potrete leggere in Police. E non dico altro. Mi dicono che devo scrivere poco, voi cosa ne dite? Fatemelo sapere, ho sempre dato retta al giudizio dei lettori. Anche quando si facevano violenti. Molto. A tal proposito vi lascio con un’episodio, uno solo. Concerto dei Queen riformati, senza il defunto Freddy Mercury e il bassista John Deacon che non ha mai voluto prender parte a certe lugubri baggianate  dopo la tragica dipartita di Frederick Bulshara. Concerto infamante, orribile, terribile, con il sostituto di Mercury - Paul Rodgers, ex cantante dei  Free e dei Badfinger nonche’ compagno e sodale di pub e di freccette di May – che vestito tutto di cuio nero vista la stazza  sembra un suino in lutto. Qui non faccio paragoni scenici e vocali. Grandissimo trionfo. Non per me. Maciullo e massacro, sbudello e squarto. Scrivendo che con quel nome i Queen dovevano fare la fine della regina Maria Antonietta, cioe’ ghigliottinati. Al che mimi ritrovo in redazione, arrivata  visto l’aspetta nozzafiato, due grndi occhi azzurri  e una mise estiva che lasciava poco all’immaginazione, una stupenda ragazza bruna, con amica gigantesca e carina al suo fianco, che prima mi insulta pesantemente pi mi tira addosso di tutto. Scanso e scappo ma lei cerca di prendermi a sediate e altro. Perche’? Lesa Queen-esta’. Perdo il mio tempo a cercar di calmarla in una redazione sottospra , soprattutto lei ma anche il simpatico mastodonte amica sua, intavoliamo un’animata discussione, che si fa sempre meno animata e lunga. Risultato? Lavorava, con l’amica, in un negozio di scarpe da donna a via del Corso, mi disse che se volevo potevo mandare qualche amica a comprare da loro che le avrebbero fatto un grandissimo sconto. Cosa puntuamente avvenuta. Di parola. Tostissime, soprattutto la bellissima, ma di parola. A domani, speriamo  

Monday 9 September 2013

Sorrentino

Grande film. Grande film che fa onore all’Italia. Bravo Sorrentino. Ma prima di dilungarmi, e lo faro’ perche’ amo scrivere di cose che amo, su questa opera cinematografica magnifica fatemi informarvi. L’ ho letto sui giornali e so che vi fa piacere essere informati. Mario Balotelli dormiva quando a Coverciano e’ arrivata in visita il mistro nato in Congo, poi ha mandato un messaggio di scuse, Carla Bruni ha rimbrottato il fotografo ch la immortalava mentre fumava, Rihanna all’aereoporto di New York si e’ presentata in tuta mimetica, Lady Gaga a Londra ha mangiato un’hamburger indossando un reggiseno rosa, Luciano Ligabue, 53 anni, si e’ sposato per la seconda volta, e quindi auguri a lui, alla moglie Barbara e alla prima moglie Donatella, Naomi, Naomi Campbell ha sfilato di nuovo a New York. E Memet Ozil, giocatore tedesco di origine turca, e’ passato dal Real Madrid all’Arsenal di Londra, ha dichiarato che ci sarebbe andato gratis e a piedi, ha lasciato la squadra spagnola perche’ lo riprendeva circa la sua storia d’amore con Aida Yespica: 18 mila euro spesi per l’aereo privato ogni volta, ogni 18 giorni, che andava a trovarla, a Parigi o a Milano. L’amor non si ferma, nulla lo puo’ bloccare. Pensate a Romeo e Giulietta, Lancillotto e Ginevra, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta. Salvato, tornato a casa dopo il film dal giovane mago Justin relatvamente al pezzo di iei ecco, come promesso, che vi dico la mia, ecchissenefrega nun coo metti, su La grande bellezza. Mai titolo fu piu’ azzeccato. Mai storia fu piu’ vera. Io, non volendo, quella vita l’ho dovuta vivere occupandomi di spettacolo e posso assicurare che Paolo Sorrentino ha visto giusto. Una storia semplice quanto cruda e impeccabile e infernale e tragica e vuota. Con un dialogo memorabile che vorrei avere qui con me e sempre consultare. Si’, Sorrentino ama molto Fellini – i volti, i corpi, religiosi e religiose, la giraffa alla Basilica di Massenzio e poi non dico altro – cosi’ come l’amico Moretti, Giovanni “Nanni” che lo volle in una scena de Il caimano. Carlo Buccirosso e Iaia Forte, partenopei e tutteduesuperbi, in macchina tra le prostitute e’ una dotta citazione/rielaborzione da Ecce bombo. Non dica di no Sorrentino perche’ sul Lungotevere accanto al Convitto Nazionale, mi pare si chiami della Vittoria, dove girammmo la scena in notturna c’ero anche io a vedere come veniva girata. Un film, La grande bellezza,ecco, mi ha reso orgoglioso di essere nato a Roma, e tifoso dell’A.S.Roma. Con pecche, certo, m sempre un grandisismo film. La Ferilli spende tutti i suoi soldi in medicine, il padre non sa dove mette i soldi, poi, nuda, more o scompare. Finale di parte aperto o caos vero e incomprensibile? Perche’ invece delle chiacchiere e chiacchiere sulla citta’ Roma e il Paese Italia il film e’ un’omaggio unico alla bellezza della citta’ eterna. Sia per quel che riguarda gli esterni sia per quel che riguarda gli interni. Intendo, ad esempio, la terrazza davanti al Colosseo, avendo abitato a poche centinaio di metri penso sia quella dove abitavano i due grandi attori Giorgio De Lullo e Romolo Valli, e l’interno del negozio dove Sabrina Ferilli sceglie l’abito per andare al funerale. Con una scena di nudo che non si confa’ a lei e al film e a Sorrentino. Architettura fascista, forse Marcello Piacentini ma piu’ in la’ non vado, non mi espongo, ci sono altri che sono esperti in architettura, io no. Della trama, semplice ma riassunta in una battuta terribile che recita “io non volevo fare le feste a Roma, io volevo avere il potere di farle fallire” che rimanda ad altre feste e festini ben noti, non si puo’ che dirne bene, mentre fanno il trenino ballando Toni Servillo/Jep Gambardella dice allegro a Iaia Fiastri “”facciamo il piu’ bel trenino di Roma”, perche’ la scrittura e’semplice, cruda, nuda. Nitida e tagliente come la lama di un bisturi. Le scene? Sono la specialita’, il marchio di fabbrica di Sorrentino, e lo rimarranno. Allievo di Fellini. Allievo promosso a pieni voti. Immagini evocative, mozzafiato, stupende, movimento di macchina che lasciano stupiti e danno vita a scene una piu’ emozionante dell’altra. La recitazione? Nun ne parlamo proprio, direbbe il personaggio della signorina Ferilli. E concorderemmo con lei. Servillo, non si sa perche’e per come, e’ sempre piu’ bravo - il fratello Peppe, cantante della Piccola Orchestra Avion Travel, ancheggia e balla non male in una scena – con la sua recitazione fatta di sguardi, silenzi, rughe, risatine, cinismo apocalittico ed elegante. La signorina Ferilli, che dalla nasccita sappiamo essere stata baciata dalla Natura, mostra quello che e’ veramente e che le forme hanno sempre messo in secondo piano o oscurato completamente: una grande attrice. I frettolosi frequentatori delle sale cinematografiche l’hanno etichetta come “nuova Anna Magnani” o “ammazzaquantebbona” ma hanno sbagliato di grosso. L’abito non fa il monaco e un fisico da sogno non fa una starlet qualsiasi, di quelle che stanno assassinando a colpi di natiche, seni e vagine il cinema, italiano e statutinitense in particolare. Innanzitutto va detto che la signorina e’ donna estremamente intelligente e non si e’ ridotta a bambola gonfiabile o canotto, fate voi, e’ donna e femmina esremamente bella e sensuale e lo sa e si diverte a irretiscce – a Sabri’, semo tutto ‘na rete, da’uno retta ar barbone – e sa essere attrice di grande spessore. Datele una storia, un personaggio che non deve mostrare le forme, datele un copione, uno sceneggiatore, un regista che non la veda nuda, un film, magari anche piccolo piccolo, dove per contratto sia scritto che non deve spogliarsi poi ne riparleremo. Si esprime con i grandi occhi belli, con movenze antiche, con il corpo, magnifico, esposto con naturalezza e il personaggio, drammatico, che dipinge giganteggia e impaurisce con la sua tenerezza, bellazza, ineluttabilita’ della morte. Colui che fa il padre, a Roma di notte ne girano a miglia. Mi scusi ma non sono riuscito a riconoscerla ma pensi che sia Urbano Barberini, o Stefano Dionisi,ma da spettatore le posso dire che le sue battute fanno male, Complimenti anche a lei. Carlo Verdone si e’ finalmente ricordato che oltre al regista fa l’attore. E l’attore deve interpretare anche ruoli drammatici se non vuole essere etichettato per tutta la vita come attore e regista comico. E basta. Si ricordi sempre, lui romano, che Aldo Fabrizi, e ripeto Fabrizi Aldo, era un baluardo della comicita’, da solo o un compagnia, ma da regista e attore ha diretto e interpretato anche Emigrantes, il piu’ bel film mai fatto sull’ emigrazione, in Argentina, e Roma citta’ aperta di Roberto Rossellini, si, don Pietro. Se lo ricordi quando legge o scrive un copione, magari ci regala ancora momenti memorabili come questo. (Parentesi: saluti a Lele Marchitelli, e Serena, che lo accompagna alla chitarra,lui bassista nella scena in cui fa Verdone recita a teatro). Carlo Buccirosso e Iaia Forte. Roberto Herlitzka e Massimo Populizio, Dario Cantarelli, “morettiano” di lungo corso, Pamela Villoresi, una strepitosa Francesca Neri che, chissa’ perche’, e’ sempre piu’ affascinante e bella e recita magnificamente. L a signora di bassa statura di cui non so il nome ma so che e’ una grandissima attrice, la direttrice del giornale per intenderci, Serena Grandi, che con la cocaina ha avuto a che fare e che in pochi minuti dispiega il disperato vuoto di una vita, Giorgio Pasotti, che oltre ad essere molto bello e’estremamente bravo e schivo, il che e’ magnifico. E Lillo, non mi dite di dirvi il cognome, e se lo sapete fatemelo sapere, perche’ lo confondo con quello di Greg, straordinario mercante d’arte e psicopatie moderne. La Santa, non me ne voglia l’attrice che l’ha interpretata ma il truccatore si e’ superato e merita tutti i premi possibili ed immaginabili. Superba interpretazione fatta di poche frasi, molte dette con il volto e gli occhi. 104 anni. E poi dicono che la vecchiaia...E la bionda bambina artista in quel trpudio di colori e follia vangoghiana. La scena, non me ne voglia Sorrentino, mi ha subito ricordato Blow up di Antonioni, con Vanessa Redgrave e David Hemmings, quando ai magazzini londinesi Simpson di Piccadilly, ora superba libreria Waterstone con annesso ristorante che vi consiglio vivamente di visitare se mai andrete o siete andati o ritornerete nella citta’ natale di Sherlock e Mycroft Holmes. Si’, la bambina invasata, posseduta quasi dall’Arte, come un giovanissimo, irsutissimo, arrabiatissimo, e gia’ superltivo, Jeff Beck, allora negli Yardbyrds che si sarebbero esibiti a Sanremo con Lucio Dalla in Paff bum un tuffo dentro al cuore, quando suona ee si infervora e butta giu’ e distrugge i manichini del grande magazzino dove si svolge la scena del film. Epocale. Come in La grande bellezza. Davvero grande. Davvero bellezza. Al contrario di quel che si crede e propugna in quell’ambiente e in Italia in generale, non conta l’apparenza ma l’essenza. Less is more, meno e’ piu’, c’e’scritto su una maglietta che acquistai nel newyorchese Whitney Museum deidato a uno dei miei pittori preferiti, Edward Hopper: e’ vero. Da amante e appassionato di cinema voglio dire sono due cose. Una: bene il personaggio interpretato da isabella Ferrari - “sono ricca” senza spiiegare come e perche’ mi sembra dichiarazione-epitaffio di rara durezza - che aveva gia’ interpretatoper lui una pubblicita’ di biancheria intima (peccato il photoshop avesse poi privatola signora Ferrari dell’ombelico) ma perche’ la scena a letto e la butta che lei si fa le foto nuda e vuole mostrargliele? Non basta quel che si ‘ visto? Senza nulla toglier a l corpo della signora Ferari. Due: ma quanto sarebbe stato bello rivedere, girato da Sorrentino, l’episodio Le tentazioni del dottor Antoni che Federico Fellini giro’ per Boccaccio ’70? Peppino De Filippo e una prorompente Anita Ekberg, ovviamente post La dolce vita? E la canzoncina “bevete piu’ latte, il latte fa bene”? Era girato nl grande spiazzo che stava all’Eur, a sinistra andando verso il nerviano Palazzo dello Sport. No si puo’, sta prendendo forma la “Nuvola”. Di nubi o di fumo? Bravo Sorrentino. E bravi tutti. Mi avete fatto essere orgoglioso di essere nato a Roma, capitale dell’Italia. Unita. Non e’ davvero poco

Sunday 8 September 2013

amici miei

Allora allora allora, amici miei lettori appassionati, qui il tempo si sta finalmente mettendo al fresco e si e’ rivista l’amica pioggia quindi, se mi va, me ne vado da Gerry, Leona, Q. e Greg all’Irish Film Institute, e mi vado a vede e The great beauty di Sorrentino. Sul quale ho letto pareri assolutamente discordanti da parte di Andrea Spinelli, si anche se manderebbe all’ Oscar Tornatore che non ho visto,  e Francesco Gentiloni,  assolutamente no. Pareri opposti, stimo immensamente tutti e due. A Zaccagnini, non ai posteri, l’ardua sentenza. Certo, This must be the place e il suo spiegare Fellini non depogono affatto a suo favore ma Paolo Sorrrentino e’ una persona molto divertente, intelligente e simpatica. Ma e’ italiano. Deve fare molte cose. Tutti, e mi pare si veda, in Italia devono fare. Non percepisco esattamente cosa, e con me il mondo intero,  ma devono tutti farla questa cosa. E il lavoro che fanno. Sbagliato. Una volta giornalista sempre giornalista, e il posto dove ho lavorato debordava, e deborda ancora credo, di gente che deve fare molte, moltisisme cose. Comunque Sorrentino, che ricordo sorridente con figlio al cinema Royal  a vedere il suo magnifico  Il Divo in un pomeriggio agostano dal caldo terribile, ha fatto uno dei film italiani piu’ belli di sempre. In assoluto e senza storie.  E il cui dvd conservo gelosamente, che credo segno’ la sua prima esperienza di collaborazione con Toni Servillo, Signor Attore. Un uomo a meta’, mezzo tempo dedicato alla vita e alla tragica morte del Mio Capitano, Agostino  Di Bartolomei, e l’altra al defunto e grande Franco Califano. Due uomini veri. Che pagarono, uno con la vita  e l’altro con il carcere, i loro credi. E, credetemi, non e’ facile non rinnegare le proprie idee e convinz ioni. Soprattutto in certe ambienti. E ricordatemi, un giorno, di raccontarvi l’aneddoto sulla mia barba. Si, ahime’, io porto la barba. Obsoleta come il sottoscritto. Lasciatemi dire al sinor Servillo che qui al film l’Irish Times ha dato 5 stelle su cinque, che Sorrentino per certi tratti e’ stato paragonato  a Federico Fellini e lui a Marcello Mastroianni, lasciate che giudichi da solo, e che e’ maestro della recitazione che io chiamo ”a levare”. Eduardo De Filippo, Turi Ferro, Salvo Randone, tuttti attori che parlavano con gli occhi, il volto, le espressioni. Come gli antichi attori greci e romani. Ogni giorno ringrazio e saluto qualcuno, poi no, sempre nella speranza di poter mandare il pezzo, quindi grazia Rita, grazie per ieri, oggi e domani, grazie per l’offerta d’aiuto che, conoscendomi assai bene, cadrebbe rovinosamente nel vuoto. Patrizietta, la Puffa che tu conosci, nemmeno ci ha provato a cercare di aiutarmi, sa chi sono e cosa sono. Un pezzo di marmo, ovviamente di Carrara vista la mia fede politica, “ma sempre de marmo sei, a Zaccagni’”. E che nun ce lo so’, a puffa? Eppoi Elisabetta, Betta,  Malvagna, la piu’ bella e  brava che ci sia, con  me protagonista sanremese di un derby indimenticabile protagonista uno dei tanti che Rosella Sensi, Bruno Conie Daniele Prade’ non erano da A.S.Roma, Vincenzo  Montella. Madre, moglie, di Bendetto,  e collega encomiabile ed semplare. Che ha chiesto per me un’Oscar, il sanlorenzino Roberto avrebbe subito aggiunto “da bbagno, ‘n fronte”. Elisabe’, ma che te sei ‘mpazita? Elisabetta, non scherziamo, parliamo d’altro e organizza i fans. Legioni, mi raccomando. E Annarita e Stefania, impagabii nella loro amicizia e serieta’. Vorrei,  ma non posso, dispiegare tutto me stesso ma la tecnologia, la tecnologia...E Cerruti Giovanni, non Gino. “Il suo nome e’”   Giornalista. Forza della natura. L’ironia fatta persona. Come l’amicizia  e la simpatia. Il Festival di Sanreo si ricorda ancora di noi. Direte voi, ma che fa questo?  Ringrazia? So’ tutti belli, boni e bravi, ma quanno mozzica? Mozzico quanno devo da mozzica’, chi non sa il dialetto romano, quello di Belli, Trilussa e Pascarella, si adegui. Ora non ditemi come rispondervi perche’ allo stato attuale delle cose piu’ che scrivere non posso. Vari maghi del computer si sono offerti anche dalla madre patria ma mi sembra eccessivo. Grazie per i tanti messaggi, magari quelli firmati con pseudonimi si appalesassero... che  nun ve mozzico, a belli. Comunque il Direttore, Roberto D’Agostino, mi fa scrivere, mi ha chiesto di segnalargli pezzi interessanti dalla stampa internazionale, ha pubblicato subito l’intervista alla guardia dlel corpo, 96 anni e morot recentemente,  di Hitler, e quindi se guardete ogni tanto spunto. Come un fungo. Grazie alla pioggia celtica. E poi fate bene perche’ Dagospia vi invorma. Ripeto, vi informa. Mi posso  dimenticare un mitico proto del posto dove ho lavorato, Luigi Pasqualetti, detto Giggi e padre di Franco, cuore di Garbatella che da giovane impazzava nell’allora foltissima tipografia con l’idrante per gli incendi, e altro ancora, scatenando risate, e altro? E un pensiero va a Silvano Rizza, che a 90 anni se ne e’ andato. Diceva che lui non andava mai ai funerali e sarebbe stato solo al suo. E’ stato di parola. Come sempre. C’e’ un famoso libro di fantascienza il cui titolo recita “la luna e’ una severa maestra”. Ecco, Silvano Rizza era, e’ stato un severo maestro. Che aveva fatto l’Italia dopo  la tragedia dela seconda guerra mondiale. E per me persona indimenticabile. Aveva scitto un piccolo libro, copertine rosa e verdino, in cui spiegava, preciso e  succinto  e senza fare nomi, il lavoro del Giornalista e come non si doveva assolutamente scrivere un pezzo . E li’ cito’aveva citato un nome:  Paolo Zaccagnini. Grazie, Silvano. Ho imparato la lezione. Magari non la scrittura e la punteggiatura, come volevi  te, ma l’essere Giornalista. Sacerdote, il piu’ laico e libero possibile. Poi, ultimo saluto tanto per dimostrare che esistono amici longevi e veri, ad  Antonio & Guido. E Maris e Rossella. Con Antonio e Guido, e Maris che poi li ha sposati ed era molto brava e diligente, abbiamo frequentato l’istituto di ragioneri  Maffeo Pantaleoni,  alla succursale del Villaggio Olimpico, da me interrotta per rovinosa bocciatura al quarto anno causa la miseria matematica che si trascina in me da quei giorni. Amici veri. Tre fratelli. Amicizia cementata anche dalla partite a palletta, di Caccetta e che portavo io, che facevamo in fondo alla grande aula dove facevamo i compiti in classe e dove il severo professor Vitali, occhiali, baffetto da roditere e dita gialleper la nicotina, ci piazzava per non disturbare chi faceva il compito in classe visto che per lui noi tre eravamo persi. Antonio dottore, con tre specializzazioni, Guido analista ed esperto finanziario, Paolo giornalista. Non ci e’ andata poi cosi’ male, professore. Bene, Antonio e Guido, che non sentivo e vedevo da dopo l’acquisizione del diploma di ragioniere, hanno smosso mari, monti, oceani , Alpi e Cordigliera ma alla fine mi hanno rintracciato. E a novembre scorso sono venuti a trovare il malandato Zacca. Fratelli allora e fratelli oggi. Fratelli sempre. Ora mi preparo per il mio omonimo, Paolo, quindi, tecnologia permettendo, ci leggeremo. Siete pazientissimi. E bellissimi . Nun ve mozzico, ve vojo bbene 

Thursday 5 September 2013

Che risposta, amici miei. E come avete ragione circa gli errori. Voluti. Perche’ dovete sapere, e tenere bene in mente, che durante tutti i miei anni passati a scrivere ho sempre dovuto combattere con chi mi rimbrottava per i miei errori di battitura. Ripeto, di battitura. Mi chiamo Paolo Zaccagnini, non Paolo Zaccaagnini. Lo so. Perche’ sono arrivato a scrivere 9 articoli al giorno con 9 pseudonimi diversi. Due ve li ricordetere senz’altro. Philip Parker e David Murphy. Il primo viene da Philip, Marlowe personaggio di Samuel Dashiall Hammett, e Parker, il personaggio di Lawrence Bloch quando scriveva come Richard Stark, e il secondo da Henry David Thoreau, lo scrittore anarchico statunitense che ha cambiato la mia vita, Murphy, piu’ semplicemente il cognome della famiglia dii mia moglie. E, strano a dirsi, oggi anche ottimo giornalista economico, preciso e secco come deve essere un Giornalista, del notiziario televisivo delle 21 perche’ qui in Irlanda  ci sono quelle solo di notizie e non la “plularita’ d’informazione italiana”. David Murphy, al quale un giorno mi sono presentato a Rathfarnham, Dublino e’ fatta di villaggi conglobati insieme, e mi sono complimetato con lui poco prima che facesse un servizio giornalistico. Bravo. E anche simpatico.  Lasciatemi ringraziare il mio amico Roberto che mi ha spinto al grande passo, compiuto anche perche’ mi sbellicavo dalla risate leggendo i pezzi da Venezia di Marco Giusti che giustizia con ironia e sapienza l’italica critica, la sempre vigile Patrizia, Patrizietta  da  Civitavecchia, la Puffa, e la sua Sally, Jack Russell da sposare, che sfila in passerella, mia cugina Alessia, come tutta la sua famiglia laziale sfegatata che spero convolera’ a giustissime nozze con un lupacchotto, il biblioteracio Francesco sempre pronto a consigliare miglioramenti anche se sa che ha davanti l’assoluto nulla. Parafraso Tacito, “hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato storia”, e dico e scrivo “hanno fatto un blog e lo scrive Zaccagnini”. Z, l’orgia al podere, battuta antidiluviana ma sempre buona per uno che un cognome che comincia con la lettera z. Meno male che ho lavorato con tanti premi Nobel . Maria Rita Pinci,  mia prima corrispondente quando ero giovane e scapigliato  capo delle pagine di Fosinone&Provincia Romana nel mio ex posto di lavoro, She Who Can Everything, Daniela “Baba” che ha coniato l’espressione “sapere lavico”, la trovo folgorante, e tanti altri ancora, a comiciare da Lorenzo Fiocco da Campoligure, per me sempre Lorenzino e io per lui sempre “u figgetto du Zaccagniin” , che conosco da quando avevo tre anni in quel di Arenzano, Genova, dove sgambettavo sulla spiaggia d’estate con cappellino da alpino e scarpette da montagna e santa Orlandina, mi madre Dina, me lo permetteva fulminando con lo sguardo chi si azzardava a vedere con umorismo il suo amato figlio, gia’ allora cocciuto e “hors du tropeau”, fuori dal gruppo, come recitava la testata di un giornale anarchico francese degli inizi del secolo passato.Sempre fuori dal gruppo anche quando mi si gridava l’orrido mantra “macchettefregamalllasciasta’matiraacampa’” Io scrivo e scrivo - devo ringraziare Paola, Federica, la risposta italiana alle gemelle Kessler, e Gianluca per la cassa di pesto, Il pesto di Pra’, chi mi hanno mandato per il mio compleanno – ma quanto scrivo vedra’ mai la luce? Boh. Allora comincio con i consigli, i conigli li lascio ad altri. Avevo in mente di fare un blog che parlasse di cinema, libri, musica e varia inumanita’, per me, ma oggi, secondo blogiorno, mi limito ai primi due. Spendo una parola, lei sa perche' e me ne scuso, per la mia amica napoleana Diana Lama, cardiologa come il marito Domenicao nonche' superba autrice di romanzi e racconti polizieschi, amica mia e persona  seria e squisita.  Scrive acconti strepitosi ( uno lo ha pubblicato l’Ellery Queen Magazine quindi, come dice il mio amico Eros Ramazzotti, “’a Zacca, mica stamo a pettina’ ‘e bambole”) e libri altrettanto belli mi permetto di dire che il suo L’anatonista  e’ ottimo, sa di quello che scrive e non va in tv a parlare e pontificare. Quando non si occupa, professionalmete, di cuore si occupa di scrivere.E allora i cuori li spacca. Come, non me ne vorra’ Diana dagli occhi di mare, il professor Giorgio Todde, oftalmologo supremo in quel di Cagliari, e il docente universitario palermitano Santo Piazzese. Leggeteveli e ditemi  cosa ne pensate/rete. Uno spero pubblichi ancora per Frassinelli, l’altro per la mia casa editrice favorita  da sempre, Sellerio. Che , grazie a Elvira e Antonio, ha pubblicato due libri consigliati da sottoscritto. La figlia del tempo di Josephine Tey, scrittrice contemporaea di Agatha Christie  eNgajo  Marsh e Doroghy L. Sayers, funestato da un refuso tipografico storico nella mia postfazione, e tutti quelli di Colin Dexter protagonista l’ispettore Morse. L’ultima puntata delle sue avvventure televisive, mi dispiace tanto per reality-shows e affini, vanta il maggior numero di spettatori totelizzato da un programma televisivo inglese, 18 milioni di spettatori. Dite la verita’ morite dalla voglia di saper e di quale refuso parlo? E non fatto da me ma da un’anonimo tipografo panormita? Chiudevo la postfazione ricordando che avevo trovato il fantastico libretto al Dandelion Market , ora un delizioso fish&chips shop, nell’”amata Dublino”, ripeto,” amata Dublino”. Ancora scorreva tanto sangue in Irlanda per i Troubles, gli scontri religiosi sanguinosi in Irlanda del Nord, ancora si piangeva disperati per l’incredibile violenza settaria e usci’ quindi... “armata Dublino”.Aggiungo altro? Volevo farvi sbavare un po’ con la vecchia tv - statunitense, inglese e francese - e il cinema d’annata ma i dvd chiamano, io di tecnologia so pochissimo o nulla quindi le lunghe chiacchiere le lasceremo a piu’ in la’. Ricordatevi soltanto King of the Wild,  Drums of Fu Manchu, The Phantom, Jungle queen, The Green Hornet strikes again e Buck Rogers, ne sentirete riparlare. E Jo con Jean Reno, uno dei miei attori preferiti, figlio di repubbliani antifrancisti spagnoli nato in Francia. Ora dvd, amici miei e lettori immaginari, saluti dall’assolata Dublino, Z
Dovrei scrivere dall’”assolta Dublino,” Puffide?

Se voleste leggere i necrologi di Elmore Leonard, Giancarlo Bornigia e Seamus Heaney che mi ha chiesto di scrivere Roberto, D’Agostino, andate su Dagospia. E leggetevelo bene bene. Tutto il sito. Il Giornalismo. Thank you
Oggi, e ieri che ho scritto quello che state leggendo, chi mi conosce sa che sto vivendo una crisi epocale, che in passato si limitava a bestemmie, pessime parole e rotture di tastiere e computer quindi no me ne vogliate se ci mettero' molto a ingranare. Molto molto. Comunque ringrazio, in ordine sparso, Maria Rosaria, Michela, Elisabetta, Alberto, Saverio, Alfredo e quantaltri hanno avuto apprezzamenti. I ringraziamenti io invece li devo a Roberto che, a terzino vecchio stampo, mi ha picchiato per anni alle caviglie e alla fine mi ha riportato a scrivere, che e' la mia vita. Da 14 anni malata, e non capita, ma e' la mia vita. Il ragionier D'Agostino alla fine l'ha avuta vinta sul ragionier Zaccagnini. E bravo. 
Vedete il problema, insormontabile e incompresibile, con la tecnologia per uno come me che viene Da Cro Magnon e Neanderthal e' che sono sa quando cominciare e quando e come finire quindi va avanti, avanti, avanti...Che era anche la testata nella quale esordii facendo piccolissime recensioni. Ho tanti ricordi legati ai nomi che ho appena menzionato, e anche ricordi, belli e tristissimi, con quella scheggia futuribile che e' mia cugina Alessia. Ma tutti, tutto il mondo e le galassie, la mia famiglia, sono dei portenti planetari tecnologicamente parlando. Basta vedere e sentire l'espresione e gli sguardi che fa e che mi lancia mia figlia Nora quando azzardo domande minimamente tecnologiche Si sono rifatti della mia drammatica improntitudine e nequizie. Chiudo, ci provo, con una lieta, lietissima novella: il bassista, inglese di nascita e irlandese d'adozione, Adam Clayton a 53 anni si e' sposato, fotografo d'eccezione Dave Evans, che voi conoscete come The Edge. Matrimonio vero, civile, 18 persone  a casa Clayton, a Rathfarham, per celebrare il lieto eventi, genitori di lei, brasiliana molto bella e forse in dolce attesa, presenti e raggianti. Ecco, un gran musicista, una grandissima persona., perche' loro quattro,gli U2, sono prima di tutto persone specchiate, squisite e vere, che e' normale, che ragiona, non si e' montato la testa, non sproloquio, non starnazza, non pontifica. Non twittta e credo che non abbia anche la pagina Facebook, ben lontano dagli antisocial networks che hanno intasato centinaia di milioni di vite portando con loro solo solitudine. Solitudine, tecnologica, ma solitudine. Per creare questo blog venni convinto a entrare in Facebook, che h una pagina a mio nome ma con la quale non c'entro affattto. 15o richieste d'amicizia in unsolo giorno.Sono stato inFacebook da maftedi' pomeriggio a giovedi' pomeriggio, io gli amci me li scelgo, con Roberto e Renato siamo amici da ragazzi. E quanto ci siamo divertiti.Ora vi lascio, finisco di vedere la prima serie di The bridge, coproduzione danese/svedese/tedesca superlativa anche se qui gia' si favoleggia, grazie alla recitazione di Luca Zingaretti e ai posti insuperabili in cui viene girata,  de Il giovane Montalbano, che non vede il romanista Zingaretti protagonista. La Bbc lo manda in onda il sabato sera, come i polizieschi nordeuropei, quindi credo valga la pena vederselo e goderselo. Prima, domani sera, tifo sfegatato per l'Irlanda di Giuanin contro la Svezia per le qualificazioni mondiali. Siamo messi male, molto male, ma abbiamo Trapattoni. Come recitava una maglietta messa in vendita prima degli Europei dello scorso anno, In Trap we trust. In God magari no ma Trap e' Trap. Leggete, diffondete, scrivete. Arrabbiatevi. Vi voglio bene, a qualcuna piu' di altri, Z

Tuesday 3 September 2013

Buon pomeriggio, bentornati lettori. I miei unici padroni. Mi sono fatto il regalo di compleanno, questo blog, ma la vedo durissima. Nonostante gli incoraggiamenti di molti. Il mio faterno amico Roberto D'Agostino, la mia collega Patrizia Saladini, il mio amico bibliotecario Francesco Gentiloni. Un ostacolo insormontabile si frappone e coloroai quali voglio indirizzarmi: la tecnologia. Dove lavoravo su 283 giornalisti sono stato il 282esimo ad accettare di scrivere sul computer anche perche' l'ultimatum era stato chiaro e netto, o computer o grandi difficolta',. Gia' ne avevo di notevolissime cosi' scelsi il computer. Per la gioia estrema di proti e tipografi, allora c'erano, felici di non dover piu' aver a che fare con le mie chilometriche correzioni che piu' di una volta avevano portato i poveri signori tipografi sull'orlo dello sciopero, e delle percosse, violente,  per il sottoscritto. E i dimafonisti, quelli che prendevano i pezzi che dettavo al telefono, liberi della schiavitu' "de quer barbone de Zaccagnini" e dei miei nomi, di gruppi e artisti, in inglese. Che portarono a un memorabile errore, forse il piu' divertente e grossolano, apparso in un mio pezzo. Arrivano i Dire Straits a Bologna, la mia superba, splendida figlia e' piccola, un carissimo amico ci invita in campagna, a Orte, parto ma, giunto li', da giornalista, alla Prima pagina di Billy Wilder, mi invento una balla colossale e salgo sul primo treno per Bologna, lasciando figlia, consorte e amici in lacrime. E' la stampa, bellezza. Concerto bolognese strepitoso, caldo africano e niente affatto padano, insetti piu' micidiali della RAF e dell'aviazione tedesca, ressa alighierica. Tutto finisce, mi precipito a dettare il pezzo, con particolare attenzione che un roadie, uno di quelli che lavoravano con la la band,  ha ricacciato a pedate, ma senza la minima cattiveria, dei fans focosi che si sentivano molto "sultani dello swing". Scrivo "una robusta suola inglese", detto, la mattina leggo il giornale. "una robusta suora inglese". Che dire? Saki o suicidio? Come disse il patrota milanese Amatore Scesa, "tiremm innanz". Grazie a voi lettori. Chiudo qui il mio primo, difficile blog  consigliandovi, se volete leggere di Elmore Leonard, Giancarlo Bornigia e Seamus Heaney, il sito d.infirmazione italiano, Dagospia. Roberto e'amico mio? Renato Fiacchini, in arte Zeroo, e' amico mio? No, sono fratelli. E io, nonostante finora abbia scrito di decessi, non sono ancora un becchino. Volevo soprassedere e scivere domani ma no, e' morto un poeta, il premio Nobel della Letteratura \seamus Heaney, i grandi organi di informazione hanno taciuto, salvo oggi uno che ha titolato che gli U2 erano ai funerali di Heaney, e quindi ho dato retta all'ultima frase che ha detto alla moglie Marie, e non Mary come ho scritto maldestramente per Roberto. Don't be afraid. Non ho avuto paura. E mi sono buttato. Spero di riuscire a farmi leggere altrimenti Paolone Zaccagnini, come mi chiama sempre Roberto, lo trovate da lui, su Dagospia. Speriamo di riuscire a scrivervi ancora, gtecnologicamente sono mare-terremoto di incredibile portata. Scusatemi. E leggetemi, Z
Il titolo del blog viene da un piccolo saggio di Jonathan Swift, che con Henry David Thoreau ha cambiato la mia vita. Chi di voi legge,  molto o poco, deve correre in libreria., acquistarlo e leggerlo. Poi mi direte